martedì 9 ottobre 2007

E' cominciato il valzer delle poltrone

Segnaliamo un piccolo pezzullo, fazioso ma divertente, che parla di giornali e giornalisti uscito sulla Velina rossissima, Rosso di sera e scritto dal nostro Ettore Colombo


La verità è che Silvio Berlusconi – uomo dai tanti difetti ma dall’istinto politico e mediatico raffinatissimo – sente avvicinarsi "aria di elezioni". La verità è che Silvio Berlusconi – uomo dai tanti difetti ma dall’istinto politico e mediatico raffinatissimo – sente avvicinarsi "aria di elezioni". Ed ha pensato bene, dunque, di dare una bella registrata anche al mondo dell’informazione. Almeno a quello sotto suo diretto controllo. L’epilogo di una lunga storia, quello di un settimanale che fu glorioso, Panorama, è che Adriano Sofri, dopo 11 anni di collaborazione, abbandona il settimanale di Segrate. Anche questa una (piccola?) conseguenza dell’arrivo dell’ormai ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro ai bordi del laghetto dei cigni (l’insediamento è previsto per l’11 ottobre).
Certo, rispetto a quando scoppiò la vera "guerra di Segrate", quella che vide il gruppo Repubblica-L’Espresso e l’ingegner Carlo De Benedetti soccombere, a fronte del repentino "rovesciamento di alleanze" che operarono gli eredi dell’impero Mondadori-Formenton, passando nel fronte che faceva capo a Berlusconi, oggi si potrebbe parlare di scaramuccia. Eppure, una certa vivacità dei redattori e degli inviati dello storicamente primo settimanale italiano - per vendite in edicola - rimase in piedi, nonostante tutto, compreso l’alternarsi di direttori non propriamente "liberal" (uno per tutti: Giuliano Ferrara).
Infatti, l’avvicendamento tra Pietro Calabrese – che ha guidato il settimanale mondadoriano per tre anni, dal 2004, riducendone sia il venduto "nudo" in edicola (cioè senza gadget) nonostante un faraonico (e un po’ bolso) restyling grafico appena lanciato sia la capacità di aggredire con forza i temi di attualità (una delle accuse principali rivolte a Calabrese riguarda l’essersi fatto scippare dal diretto concorrente, l’Espresso, le copertine e i servizi-scoop sulla "Casta") – e Belpietro non è stato indolore, a Segrate e a via Veneto, dove ha sede la redazione romana.
L’assemblea dei redattori ha stilato un durissimo comunicato, firmato dal cdr, che aspetta l’insediamento formale di Belpietro a pié fermo e rivendica la (storica) tradizionale di autonomia, rispetto delle regole deontologiche e scelte politiche "liberal" della testata. Peraltro, se Sagunto piange, Roma non ride. Anche al (berlusconizzato, e da tempo) quotidiano, diretto fino a ieri e da molti anni (il 2001), da Belpietro, Il Giornale, la redazione è in semi-tumulto. Nonostante il netto orientamento politico pro centrodestra – e, nello specifico, pro Forza Italia – già i redattori (o meno una loro parte, di certo il cdr) non avevano affatto gradito l’inserto "redazionale", di fatto un fogliettone pubblicitario, che da qualche mese esce, sotto forma di allegato, ogni venerdì sotto l’egida dei Circoli della Libertà di Michela Brambilla, nuova fiamma (politica) del Cavaliere, su cui i giornalisti non hanno alcun potere di controllo.
E ora dovrebbero mandare giù un piano ("economico") fatto di ben 32 pre-pensionamenti, a causa di conti (economici nel senso stretto) del giornale che sono da tempo in forte disordine. Senza dire del fatto che lo stesso Paolo Berlusconi sarebbe particolarmente "scontento" della sua creatura e non vedrebbe, pare, l’ora di liberarsene, anche perché è il suo stesso (piccolo) impero economico che non sta particolarmente bene, mentre gli azzurri (e aennini e leghisti) della Cdl si divertono – e si dannano – molto più piacevolmente a sfogliare il Libero di Feltri.
Il quadro dei posizionamenti (e del giro di valzer delle poltrone di direttore) della galassia berlusconiana si completa con l’arrivo, a Studio Aperto, del mondadoriano, già vicedirettore di Panorama, Giorgio Mulé, che va a sostituire Mario Giordano, promosso, come chiedeva, dopo anni (era il 2000) di buoni (quanto altalenanti) successi, con la direzione del Giornale. Ma, in quel caso, cambierà poco: Mulé era già direttore di Videonews, la testata giornalistica "trasversale" delle tre Reti. La sua affidabilità berlusconiana, dunque, era ed è assicurata. Era solo quella di Panorama che bisognava mettere "a regime". Con Belpietro il cerchio si chiude. La campagna elettorale, per quanto riguarda i media berlusconiani, ora può davvero iniziare.

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