giovedì 18 ottobre 2007

Sveglia, cari giornalisti



Sveglia, cari giornalisti. E' il titolo di un'intervista rilasciata da Edmondo Rho, inviato di Panorama e leader di ‘Quarto Potere’ e pubblicata oggi dall'Opinione. In poche righe è sintetizzata la sfida di Quarto Potere e il significato che oggi riveste la parola sindacato.


Sveglia, cari giornalisti

Edmondo Rho: “La sfida è l’autonomia dalla politica. Non è ‘di sinistra’ chi si è dimostrato incapace di difendere i lavoratori”


di Gianmarco Lucchi

Il contratto dei giornalisti è scaduto da quasi mille giorni e la Fnsi si appresta a celebrare, a fine novembre, il suo 25° congresso senza averne ottenuto il rinnovo. Una crisi senza precedenti per il sindacato dei giornalisti: le elezioni dei delegati al congresso sono in calendario a fine ottobre. E il segretario Paolo Serventi Longhi non potrà essere riconfermato, in base allo statuto: è al vertice Fnsi dal maggio 1996 e in 11 anni ha chiuso un solo contratto (peraltro molto contestato) nel 2001. Ciò nonostante, Serventi nei giorni scorsi ha dichiarato che dopo il congresso verrà il contratto: “Credo si possa chiudere. Sono ottimista”, ha aggiunto il segretario. Davvero i giornalisti italiani possono ancora sperare, quando Serventi si farà da parte, in un contratto? E con quale nuovo gruppo dirigente?

Lo abbiamo chiesto a Edmondo Rho, inviato di Panorama e leader di ‘Quarto Potere’, uno dei principali gruppi di opposizione all’attuale segreteria della Fnsi. “Vorrei condividere l’ottimismo di Serventi Longhi. Ma non ci riesco. Mi sembra miopia, più che altro. Come quella dimostrata dalla maggioranza uscente del sindacato, che due anni fa rifiutò un accordo-ponte con il rinnovo della parte economica che avrebbe portato 140 euro al mese in busta paga: invece abbiamo fatto, inutilmente, altri 17 giorni di sciopero e ogni giornalista così ci ha rimesso finora almeno 3.000 euro netti”, ricorda Rho.


Ora c’è il congresso, e si discute su una possibile gestione unitaria. E’ la formula per uscire dal vicolo cieco in cui è finito il sindacato con l’attuale segreteria?

"Sicuramente bisogna cambiare e modernizzare la Fnsi. E spero che la maggioranza uscente eviti di riproporre candidature di colleghi al vertice che sono ormai lontani dalla professione: i giornalisti non possono più essere rappresentati da chi non ha scritto un articolo o fatto un titolo per il suo giornale negli ultimi 5, 10 o 15 anni. Il nostro sindacato, unico e unitario, può essere salvato dalla disfatta solo riunendo le forze migliori della categoria: oggi occorrono sia un rinnovamento, sia una svolta professionale nella Fnsi.Lei cita, credo apposta, i nomi di due antiche correnti sindacali (Rinnovamento e Svolta professionale) che erano l’una contro l’altra armate nella Fnsi degli anni ’80…Sì, e poi i loro seguaci fecero l’accordo, all’inizio degli anni ’90, quando Giorgio Santerini era segretario della Fnsi e si alleò con Beppe Giulietti, leader dell’Usigrai. Oggi dobbiamo tornare ad avere una grande forza: non dico come allora, perché purtroppo la nostra categoria nel frattempo si è molto indebolita… Ma bisogna provarci. E ricordiamo bene una cosa fondamentale: i nostri nemici non sono i colleghi che la pensano in maniera diversa, bensì gli editori che, anche approfittando degli errori commessi dai vertici del sindacato, ci negano il rinnovo contrattuale".

Recentemente Franco Abruzzo, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, ha invitato lei, Rho, a guidare l’opposizione a Serventi. Come risponde?

"Il problema non è personalizzare la contesa politico-sindacale, considerando tra l’altro che Serventi uscirà in ogni caso di scena, ma trovare nuove intese. A partire dal programma: noi di Quarto Potere siamo stati gli unici a presentare un documento, con proposte sui temi da discutere, durante i lavori della commissione preparatoria del Congresso. Comunque, ringrazio Abruzzo che mi ha definito ‘vecchio socialista di sinistra’: è vero. In generale, noto però una grottesca riproposizione di categorie della politica che oggi tra i giornalisti non hanno più senso: ai nostri congressi non votiamo, per fortuna, su liste collegate a Berlusconi, Prodi o Veltroni. La vera sfida per il nostro sindacato, e per tutti i giornalisti, è l’autonomia dalla politica.

Ma non c’è il rischio che nel sindacato si ripropongano tentazioni di egemonia? "Certo, il rischio c’è. Per esempio, non capisco come la corrente di Nuova Informazione (i sostenitori di Serventi a Milano, ndr) possa rivendicare, oltre alla presidenza dell’Ordine regionale, anche quella dell’Associazione lombarda dei giornalisti. Ma di queste tentazioni riparleremo dopo il voto, a fine ottobre".

Nuova Informazione va alle elezioni etichettata come gruppo di sinistra: giusto?"

"Sbagliato. Sono di sinistra ma sembrano di destra? O di centro? In realtà, oggi va fuori tema chi cerca di attribuire un’etichetta politico-partitica a una corrente sindacale tra i giornalisti. Infatti noi di Quarto Potere siamo un gruppo trasversale che pensa realmente e prioritariamente ai meriti, ai diritti, ai doveri e ai bisogni dei colleghi. E uno degli slogan del nostro programma, non a caso, è: sindacato, più servizi, meno politica.

E cosa risponde a chi invece affibbia a voi di Quarto Potere l’etichetta di liberisti o addirittura di berlusconiani?

"E’ solo diffamazione. Noi siamo senza etichetta: mi sembra una sporca manovra per raccattare voti marciando sulle idee politiche, legittime, dei colleghi. Io non mi sono mai preoccupato di sapere per chi vota alle elezioni politiche un giornalista che aderisce al nostro gruppo: mi basta che condivida il manifesto e il programma di Quarto Potere. Poi, magari, parlando tra amici scopriamo che uno dei nostri vota Rifondazione Comunista, un altro è di An: eppure sulla politica sindacale si ritrovano d’accordo con me, giornalista democratico, riformista e ‘vecchio socialista di sinistra’".

Lei insiste… allora, la sinistra riformista è rappresentata da voi di Quarto Potere?

"Sì, in buona parte. Facciamo chiarezza: definirsi ‘di sinistra’ non può significare far parte di un club e poi gestire in modo sciagurato la Fnsi! Per me essere di sinistra vuol dire stare dalla parte dei più deboli: cioè, in questo caso, dei giornalisti, spesso mal pagati e marginalizzati a vantaggio di logiche commerciali che, puntando soprattutto su marketing e pubblicità, sviliscono la professione. Dobbiamo riprenderci il Quarto Potere: sennò ci distruggono, come un vaso di coccio tra i due vasi di ferro del potere politico e del potere editoriale-bancario-industriale. Perciò lo dico chiaramente: la maggioranza Fnsi uscente non è ‘la sinistra’, sono semplicemente sindacalisti che hanno fallito il loro compito anche quando avevano governi ritenuti “amici“ loro. E magari si rivelano invece più amici degli editori che dei giornalisti".

E quindi, come potrà essere il futuro sindacato unitario dei giornalisti?

"Dobbiamo ritrovare l’orgoglio della nostra professione. E ridare credibilità al sindacato. Molti anni fa, grandi giornalisti erano al vertice delle nostre organizzazioni: ricordo da un lato Giovanni Giovannini, che fu presidente dell’Associazione stampa subalpina prima di passare alla Fieg, dall’altro Walter Tobagi, che prima di essere ammazzato dai terroristi continuò sempre a lavorare come inviato del Corriere della Sera anche facendo il presidente dell’Associazione lombarda. Più recentemente Sandro Curzi, per esempio, passò dalla segreteria della Fnsi alla direzione del Tg3 dove, malgrado il soprannome di ‘TeleKabul’, realizzò il telegiornale con grande professionalità. Oggi noi di Quarto Potere abbiamo una lista trasversale con inviati, capi redattori, precari e giornalisti grafici: siamo dentro le redazioni, nei cdr, tra i freelance e i pubblicisti degli uffici stampa, nei gruppi di specializzazione sindacali. Siamo tutti giornalisti impegnati nella professione: proprio per ricostruire una politica sindacale credibile, diciamo basta ai professionisti del sindacato annidati nella casta burocratica della categoria".

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